Biodisponibilità - biodisponibilità

Scritto da Fabrizio Crisafulli.
Pubblicato il 13-10-2012 Revisionato il 05-03-2015
Fabrizio Crisafulli

Laureato in biologia, curo da oltre quindici anni siti di informazione scientifica.

Il termine biodisponibilità, riferito a un farmaco, è un valore, solitamente espresso in percentuale, che esprime la frazione del principio attivo che è riuscita ad arrivare nel circolo sanguigno. La biodisponibilità rappresenta un parametro molto variabile poiché è sensibile a molti fattori.

Dal punto di vista strettamente matematico la biodisponibilità è il rapporto tra farmaco presente nel plasma e farmaco inizialmente somministrato.

Un principio attivo può essere distribuito all’organismo mediante l’utilizzo numerose vie di somministrazione. In base al tipo di farmaco, alcune vie sono più adatte per massimizzare la biodisponibilità giacché non attuano “resistenze” nei confronti del farmaco, ad esempio modificazioni strutturali, addizione o delezione di gruppi funzionali o altro. I farmaci proteici, come l’insulina, non possono essere assunti per via orale poiché le proteine vengono, solitamente, degradate a livello dello stomaco. L’insulina, infatti, è un farmaco assunto per via sottocutanea.

I farmaci idrofobici, che non si “sciolgono” in acqua, non possono essere utilizzati per endovenosa poiché tendono a addensarsi e provocare coaguli.

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