Amanita phalloides - Amanita falloide - botanica sistematica

Tavola dei contenuti: Morfologia - Commestibilità - Sopravvivenza

L'Amanita phalloides o Amanita falloide o tignosola verdognola è un fungo appartenente al genere delle Amanita, mortale anche se consumato a piccole quantità. La crescita e lo sviluppo del fungo avviene in ambienti eterogenei per tipo di terreno, esposizione al sole e umidità anche se, al pari delle altre "amanite", la falloide preferisce il sottobosco con clima mite.

L'etimologia del nome deriva da una vaga somiglianza, durante la fase di transizione da ovulo a corpo fruttifero, al fallo.

La presenza di potentissime tossine termostabili, che rimangono biologicamente attive anche a seguito di di cottura, rende il fungo mortale nella maggior parte dei casi di intossicazione e, anche nei casi meno severi, determina importanti menomazioni dell'organismo, specialmente a carico del fegato.

Morfologia

Il corpo fruttifero è facilmente riconoscibile, anche se presenta dei tratti in comune con altri funghi. È opportuno ricordare che per il riconoscimento certo di qualsiasi fungo è sempre opportuno far valutare l'intero raccolto a personale esperto e qualificato.

Amanita falloide
Visione d'insieme di un gruppo di Amanite falloide. Si apprezza, in questa varietà il cappello di un tenue color giallo.

Cappello

Il cappello di A. falloide è liscio, regolare, con un colore normalmente giallo o verde ma, nella variante alba, può essere del tutto bianco. La carne del cappello è compatta, non fibrosa e uniforme.

Lamelle

Le lamelle sono regolari, convergenti verso il gambo. Il colore delle lamelle è bianco.

Amanita falloide, lamelle
Lamelle di Amanita falloide.

Gambo

Il gambo è cilindriforme, regolare dalla volva fino al cappello. Le striature sono poco evidenti ma, nella maggior parte degli esemplari, sono presenti e possiedono una tonalità simile al colore del cappello.

Carne

La carne è neutra all'assaggio. Sebbene sia sconsigliato l'assaggio dei funghi crudi, specialmente per le specie letali, il boccone deve essere immediatamente sputato, mai ingerito, mai tenuto a masticare per tempi lunghi. La consistenza è, anch'essa, neutra poiché le carni del cappello e del gambo sono di uniforme durezza alla masticazione.

Commestibilità

Il fungo è mortale, ed il suo consumo cotto o crudo determina una severa e, spesso letale, intossicazione che interessa in larga misura il fegato. Gli esemplari di Amanita falloide non devono essere trasportati, in caso di raccolta, assieme agli altri funghi per scongiurare una potenziale contaminazione, con esiti altrettanto nefasti.

Intossicazione da amanita

La maggior parte delle intossicazioni da funghi è causata dall'ingestione accidentale di Amanita falloide, favorita dalla presenza massiva nei boschi e dalla potenziale mimesi con altri funghi. Le intossicazioni da amanita si manifestano entro 12 ore dall'assunzione del fungo e portano alla comparsa di segni sintomatici quali l'affaticamento, il dolore non localizzato a livello dell'epigastrio e dell'addome.

L'intossicazione da A. falloide avviene poiché il fungo contiene importanti quantità di molecole tossiche e termostabili: le amanitine e le falloidine. Le prime, bloccano l'RNA-polimerasi, un importante enzima della trascrizione del DNA, mentre le seconde provocano uno shock cellulare eterogeneo, dunque sistemico in rapporto all'organismo, agendo sui meccanismi di regolazione del volume cellulare, danneggiando in modo irreversibile la cellula.

Sindrome falloidea

La sindrome falloidea è il quadro sintomatico che si manifesta a seguito di assunzione di un quantitativo, anche minimo, di A. falloide. La quantità tossica di Amanita falloide (o dose tossica) è pari a circa 1g per Kg di peso corporeo. Nonostante possa essere molto eterogenea, specialmente nelle prime fasi, la sindrome falloidea si divide in quattro eventi o fasi:

  • Fase di latenza. Dura circa 12 ore a partire dall'ingestione del fungo.
  • Fase di gastrointestinale. I primi sintomi di avvelentamento da Amanita falloide si manifestano attraverso vomito copioso, diarrea, convulsioni intestinali. Le transaminasi (ALT, AST e gamma-GT) iniziano ad essere fuori scale, e si attestano a valori centinaia di volte superiori rispetto al normale.
  • Fase epatica. Le tossine bloccano l'attività dell'epatocita, la cellula muore ed avviene un'intensa attività di necrosi. Gli enzimi epatici aumentano ancora la loro concentrazione
  • Fase epatica grave. I danni al fegato sono irreversibili e l'organo smette totalmente di funzionale.

Antidoto

Non esiste alcun valido antidoto per l'avvelenamento da Amanita falloide.

Sopravvivenza

Le possibilità di sopravvivenza da intossicazione da Amanita falloide sono molto basse. In genere, se la quantità introdotta è bassa (inferiore a 0.1G per Kg di peso corporeo) è possibile che la fase epatica possa essere superata. In alternativa, la sopravvivenza può essere garantita attraverso una continua dialisi e un trapianto di fegato.

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