Ebola - microbiologia

L'Ebola è un virus che appartiene alla famiglia dei Filoviridae, per questo motivo è classificato come filovirus. È un virus con genoma a RNA negativo, e appartiene alla classe dei virus emergenti. È anche conosciuto con l'acronimo EBOV.

Diffusione

Il virus è diffuso nel territorio Africano, ed è responsabile di epidemie sporadiche e focalizzate. Fu identificato, per la prima volta, nel 1976 in Congo e nel Sudan.

Genoma

Il genoma del virus dell'Ebola codifica per sette proteine ed ha lunghezza di circa 19kBP. L'aggancio dell'RNA avviene ad opera di una specifica RNA-polimerasi-RNA-dipendente, codificata dal gene vp35. che - successivamente - inizia la trascrizione delle proteine. I trascritti vengono processati dalla proteina L - codificata dal gene L - che provvede alla poliadenilazione e al capping.

Trasmissione

Il virus dell'Ebola si trasmette attraverso le feci, il sangue, e alcuni liquidi biologici. La trasmissione aerea, nonostante fosse stata ipotizzata, non è mai stata confermata e - attualmente - sembra una ipotesi remota. Per via dell'alta infettività, i soggetti che sono a diretto contatto con i soggetti potenzialmente infetti devono evitare il contatto con i liquidi biologici appena menzionati.

Sintomi

I sintomi iniziali del contagio possono essere fuorvianti poiché comuni a molti tipi di patologie generiche e non letali. Durante le prime due o tre settimane compare febbre, cefalea e diarrea, associata a stati di malessere generale. Nei giorni successivi, i pazienti accusano episodi di gravi emorragie interne e insufficienze multiorgano.

Diagnosi

La presenza dei sintomi, sebbene tipici, non valida il contagio dal virus dell'Ebola. La diagnosi è certa quando il virus è isolato nel sangue o nelle urine o, in alternativa, è usata la ricerca degli antigeni negli appena menzionati fluidi biologici.

Trattamento

Attualmente non esiste un vaccino efficace per il trattamento dell'Ebola virus. L'approccio con interferone, o con siRNA (RNA interference) non è risolutivo, anche se in alcuni casi può condurre a miglioramenti. L'FDA, tuttavia, non ha approvato l'utilizzo su larga scala a causa di numerosi effetti negativi riscontrati. 

La terapia principale è focalizzata sul mantenimento dei parametri vitali del paziente infetto attraverso la stabilizzazione, mediante vie parentali, dei parametri elettrolitici e volemici. I pazienti affetti da Ebola virus, infatti, perdono ingenti quantitativi di liquidi che modificano la composizione del sangue sia in termini di ematocrito che di concentrazione di elettroliti.

Alcuni studi, suggeriscono che in piccoli animali modello l'utilizzo del Favipiravir, un antivirale conosciuto come T-705, coadiuva i processi di neutralizzazione del virus; per questo motivo è un potenziale candidato per la cura di pazienti ai primi stadi dell'infezione.

Nel 2014, a seguito di una violenta epidemia scoppiata nel territorio Africano, due cittadini statunitensi - già contagiati in Africa - sono stati sottoposti in via eccezionale al trattamento con Zmapp, un antivirale mai testato sull'uomo, con esiti totalmente positivi; i due pazienti, difatti, risultano guariti completamente.

Bibliografia

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